Il Castello Svevo

Costruzione del 1242 ideata da Federico II con funzione prettamente difensiva. Situato infatti nel punto più alto dell'isola permetteva, con le sue torri, il controllo del porto Xifonio ad est e
del Megarese ad ovest. Lo stile è
quello romano-gotico.Sono ancora conservati e visibili alcuni elementi decorativi realizzati in pietra arenaria di Siracusa detta anche giuggiulena. A ricordo della sua fondazione sembra che in origine vi fosse la seguente iscrizione così decifrata da storici locali: «AUGUSTAM DIVUS AUGUSTUS CONDIDIT URBEM ET TULIT, UT TITOLO SIT VENERANDA SUO, THEUTONICA FRIDERICUS EAM DE PROLE SECUNDUS, DOTAVIT POPULO, FINIBUS, ARCE, LOCO». Secondo una antica leggenda Federico, verso il 1229, spinto da una violenta tempesta, trovò rifugio con il suo battello nella rada di Augusta ed incantato della bellezza del luogo, progettò di crearvici una dimora che fece poi edificare attorno all'antica torre di difesa.Il poderoso castello, che fu tra i più importanti dei grandi monumenti federiciani, dopo avere ospitato l'augusto imperatore, vide anche quel Giovanni di Cocleria che osava spacciarsi per Federico stesso. Con l'avvento angioino il mastio cadde in mano del sanguinario Guglielmo Estendard il quale vi compì ripetute stragi. Nella rivoluzione dei Vespri il popolo scacciò il presidio francese ed invase il castello saccheggiandolo. Successivamente, con la elezione di rè Pietro, vi si innalzò la bandiera d'Aragona (1282). Dopo alcuni anni Rinaldo del Balzo, con audace colpo di mano, si impadronì del castello ed i francesi tornarono ad insediarvisi ma nel 1287, dopo un lungo assedio, furono costretti ad arrendersi a Ruggiero di Lauria e Giacomo d'Aragona. In seguito esso venne strenuamente difeso dall'eroico Blasco Alagona che riuscì a sventare una nuova insidia angioina. Nel 1378 il castello divenne asilo e prigione di Maria d'Aragona. La giovanissima fanciulla infatti, unica erede del regno di Sicilia, che veniva custodita dal reggente Artale Alagona nel castello Ursino di Catania, venne rapita e quivi rinchiusa da Guglielmo Raimondo Moncada conte di Augusta, al fine di sottrarla alle mire politiche dell'Alagona. Questi, per riprenderla, assediò il castello ma fu costretto a desistere dall'arrivo della flotta aragonese. Attraverso altre vicende la giovane regina andò poi sposa in Aragona a Martino, figlio del duca di Montblanc. Nella seconda metà del 1500, a difesa degli angoli del castello, vennero eretti quattro bastioni chiamati S. Filippo, S. Giacomo, Vigliena, S. Bartolomeo. In quell'epoca si procedette al taglio dell'istmo ed il chersoneso divenne una piccola isola congiunta alla terra da un ponte.Nel 1675 un audace tentativo della flotta di Luigi XIV ridiede ai francesi il castello (mal difeso dagli spagnoli) ma la tenace opposizione trovata in Sicilia li costrinse a rinunziarvi e il generale Le Feuillade, prima di abbandonarlo, tentò distruggerlo.Ingenti furono i danni subiti e tre anni dopo, sotto il regno di Carlo II, il viceré di Sicilia Benavides conte di S. Stefano si rivolse ai cittadini per poterlo restaurare. Ottenne un cospicuo aiuto (trentamila scudi) ed il castello potè così risorgere a nuova vita.Sulla porta del grosso muragliene di cinta, chiamata «spagnola», in mezzo a tré grandi stemmi, una lapide ne ricorda il lavori con la data: MDCXXCI. Il terremoto del 1693 danneggiò gravemente il castello ed in seguito lo scoppio di una polveriera provocò un violento incendio, mentre il crollo di una parte di esso seppellì il castellano con la sua famiglia e quaranta monache che vi si erano rifugiate. Il viceré Francesco Giudica, nel 1700, ne curò il ripristino e vi trascorsero senza rilievo i successivi anni fino alla unificazione del regno d'Italia. Dal 1890 è destinato a pasa di pena ed oggi quasi nulla si scorge, all'interno, delle prime strutture.















































foto di Andrea Cimino

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