16 Dic - "Uomini, tonni e tonnare di Sicilia"

"Quello delle tonnare è un mondo complesso, fatto di tradizioni e usanze in grado di attraversare spazio e tempo e di affascinare intellettuali e artisti. Una storia mediterranea, appartenente ad un passato che si ostina ancora a bussare alle porte del presente, i cui protagonisti sono gli uomini e i pesci. I primi pronti ad intercettare i secondi nella loro corsa, preda del loro istinto riproduttivo. Un mestiere duro quello del tonnaroto, fatto di fatica e di sapienza, quella propria di chi vive dei frutti del mare e che per questo necessita di grande conoscenza delle abitudini dei pesci. Ma questo mondo non riguarda solo pescatori e pesci, ogni calo presuppone infatti una solida struttura economica in grado di muovere decine di persone, per tre mesi l’anno, utilizzando chilometri di rete, svariate imbarcazioni e splendide strutture architettoniche a sostegno della pesca; una vera e propria città costruita sul mare".
Dalla Premessa di Salvatore Adorno, Presidente della Società Siracusana di Storia Patria



Introduzione

La mattanza è ormai una rappresentazione a tinte forti messa al servizio di un turismo folcloristico: una corrida dai sapori siciliani. Tuttavia questa curiosa caccia grossa, effettuata all’interno di una caratteristica camera della morte, non è che una delle manifestazioni di una realtà economica e sociale varia e multiforme, frutto d’intensi scambi fra i popoli del Mediterraneo.
Una qualunque storia della pesca del tonno o della pesca più in generale in Sicilia, non può non far riferimento a testimonianze archeologiche, archivistiche o antropologiche appartenenti ad altri luoghi, infatti, qualunque forma di pesca, per tutti i popoli del Mediterraneo, presenta più elementi comuni che differenze, come mostra l’esistenza di un “léxico marinero mediterráneo, individualizado y màs o menos comun a todas las rebiras de este mar”. Un linguaggio universale, indipendente dai dialetti locali, che risente di svariate influenze forestiere, dovute non solo all’esistenza del contatto con gli stranieri nel loro peregrinare attraverso i porti, ma anche all’eterogeneità degli equipaggi che ne hanno reso gli scambi lessicali, culturali e tecnici continui e persistenti. A prova di ciò alcuni versi tratti una cialoma trascritta da Salazar nel 1573 in lingua franca, che appaiono anche in varie cialome delle tonnare siciliane:

Buizà

o diò – ayuta noy

o que somo – ben servir
o la fede – mantenir
o la fede – de cristiano.

Gnianzò

stu Ddiu n’hav’a ‘jutari,

e vulemu ben serviri
(…)
a la fidi cristiana.


La tradizione della tonnara, pur con le ovvie differenze tecniche, non riguarda quindi solo la Sicilia, bensì gran parte delle coste del Mediterraneo interessate dalle migrazioni del tonno e precisamente: la costa meridionale ed orientale della penisola Iberica, il Marocco, la Tunisia, le rive algerine ad est di Orano, la Tripolitania, il Bosforo, il Peloponneso, l’alto Adriatico dell’Istria e della Dalmazia, il golfo di Taranto, la Calabria, la Campania, l’isola d’Elba, l’arco ligure, la riviera marsigliese, la Corsica e la Sardegna.
In virtù di queste considerazioni la ricerca, pur avendo come oggetto specifico la pesca del tonno in una tonnara della Sicilia sud-orientale, non tralascerà le suggestioni provenienti da altri ambienti del Mar Mediterraneo dove i tonni, nel loro istinto alla procreazione, ricercano idonee alcove per deporre le uova.
La pesca del tonno ha da sempre attirato l’interesse degli intellettuali, dei poeti e dei pittori, non meno che degli economisti e degli scienziati. Molti hanno lasciato la propria impronta, ma le innumerevoli ricerche già effettuate mostrano svariate lacune, giustificate dall’ampia portata dell’argomento.

I problemi irrisolti riguardano, a mio avviso, due differenti aspetti. Nel caso della pesca siciliana la grande e legittima fama di Favignana e delle altre tonnare del trapanese ha captato l’attenzione degli studiosi a discapito delle tonnare minori e degli esercizi di ritorno. Più in generale, le difficoltà di reperimento di fonti relative ai tonnaroti e l’insufficienza di serie indagini antropologiche sui pescatori nell’aria del Mediterraneo, hanno confinato il tema dell’organizzazione del lavoro nella tonnara tra le annotazioni sparse e frammentarie delle storie locali.
Il testo si pone l’obiettivo di supplire, almeno in parte, a queste mancanze, ponendo al centro dell’analisi la storia delle tonnare di ritorno della Sicilia sud-orientale. L’indagine archivistica ruota soprattutto sulle vicende della tonnara di Santa Panagia (Siracusa) e si propone, per quanto possibile, di tessere le fila di una trama in gran parte mancante: quella dell’esistenza materiale e della cultura dei suoi lavoranti.
Il libro è suddiviso in tre sezioni. La prima, di carattere informativo, intende fornire al lettore un quadro sintetico sui molteplici aspetti tecnici della pesca. La seconda, dopo un primo paragrafo dedicato all’individuazione di tutti gli esercizi di ritorno, entra nel vivo della ricerca con l’indagine su Santa Panagia. La terza propone alcune notizie più frammentarie sul lavoro dei tonnaroti, ponendo l’accento tanto sulla loro autorappresentazione, quanto sulle loro complicate gerarchie salariali.

Fabio Salerno

Presentazione del libro di Fabio Salerno

mercoledì 16 dicembre 2009
Ora:18.30 - 19.30
Luogo: Libreria Mondadori di Augusta
Indirizzo:Via P.Umberto 82

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