La Riserva Naturale Orientata Saline di Priolo

La Riserva Naturale Orientata Saline di Priolo è stata istituita dalla Regione Siciliana con D.A. n 807/44 del 28/12/2000 dell'Assessorato Regionale al Territorio e Ambiente ed
affidata in gestione alla LIPU (Lega Italiana Protezione
Uccelli). L’area protetta è estesa ha 54,5 di cui 34,5 in zona A e 20 in zona B. Modalità d’uso e divieti da osservarsi sono disposti dal Regolamento nell’allegato n. 1 del D. A. n. 807/44 del 28/12/00. Essa è stata istituita al fine di “tutelare il sistema dei bacini di cui è costituita la salina che ospita estesi Phragmiteti e Salicornieti che unitamente alla zona umida propriamente detta offrono particolare ricetto alla ricca avifauna migratoria e stanziale”

La riserva ricade nel territorio del comune di Priolo Gargallo in provincia di Siracusa ed include la parte rimanente dell’antica salina di Magnisi o Biggemi estesa fino ai primi anni ’70 circa 80 ettari, poi in larga parte interrati per la costruzione del depuratore consortile e della centrale ENEL.
Rappresenta quindi una preziosa testimonianza dell’ aspetto della costa tra Siracusa ed Augusta prima della industrializzazione a tappeto di quel territorio ed assume l’ aspetto caratteristico di “oasi tra le ciminiere”.
La parte rimanente, oggi inclusa nella riserva, è costituita da gran parte dei pantani di primo accumulo dove era convogliata direttamente l’acqua marina per una prima grossolana evaporazione. Questi pantani sono caratterizzati dalle grandi dimensioni e dalla divisione interna con argini di fango di cui restano evidenti tracce. Delle caselle di seconda evaporazione cosidette “caselle ruffiane" e delle caselle salanti dove si raccoglieva il sale, non rimane che un limitato settore sul bordo nord della salina dove ancora è possibile scorgere le delimitazioni in blocchi di pietra di una quindicina tra le oltre quaranta caselle salanti che costituivano la parte direttamente produttiva della salina.
L’area di pre-riserva è costituita interamente da terreni facenti parte in origine della salina e colmati con materiale di risulta di varia natura fra il 1971 ed i primi anni ’80, quando la zona ha raggiunto il suo attuale assetto. In una di queste aree ricadeva il canale di collegamento tra la salina ed il mare, oggi coperto anche dalla strada costiera Priolo – Magnisi.
Unico collegamento diretto tra il bacino ed il mare è oggi un canale sottostante la stessa strada, ma circa un km più ad est è costruito insieme alla strada come opera di protezione della stessa.
All’estremità sud-ovest della riserva penetra nella stessa un canale artificiale, ma ampiamente naturalizzatosi, che drena nella salina le acque piovane di un’ampia zona tra la centrale Enel, il depuratore consortile e la ex SS 114.
Sul bordo orientale è ancora presente, ma del tutto isolato, un tratto di circa 800 metri dell’originario canale di scarico circondariale della salina. Con la fine di ogni apporto di acqua marina la vegetazione della salina ha mostrato una evidente evoluzione con la comparsa di estesi tratti coperti da Tamarix sp., specie praticamente assente fino a trent’anni addietro e che ha colonizzato molti degli argini interni formando caratteristici boschetti. Ugualmente è cresciuta la superficie coperta da Phragmites a detrimento delle aree a Salicornia.
L’ intera area (zona A + zona B) è proprietà demaniale (proprietà ex Cassa del Mezzogiorno), non vi insiste alcuna attività privata, né sono presenti fabbricati o ruderi. La zona di pre-riserva è però interessata dal passaggio sottotraccia del metanodotto SNAM che alimenta la centrale ENEL e dell’oleodotto ENI diretto al pontile di penisola Magnisi, per entrambi esiste una fascia di servitù come da legge. Un vecchio oleodotto disattivato, costruito nel 1956, attraversa la salina per circa 700 metri poggiando su circa 60 plinti in cemento, appartiene ad ENI e ne è previsto lo smantellamento e la parziale trasformazione in passerella schermata.
All’estremità ovest della pre-riserva sono presenti alcuni pozzetti del sistema idrico collegato al depuratore IAS. All’interno della Riserva, intendendo per tale sempre la zona A e la zona B insieme, non sono presenti attualmente attività antropiche che non siano collegate alla gestione e fruizione della stessa. Paradossalmente un territorio che è il risultato di massicci e recenti interventi antropici e di pesanti manomissioni degli ambienti naturali come precedentemente descritto, appare oggi privo di interventi antropici diretti, il che ha consentito, una volta poste sotto controllo le attività non compatibili, come caccia, pascolo, ingresso con mezzi meccanici, scarico abusivo di rifiuti, disturbi vari, un evidente recupero di condizioni di tranquillità per la fauna ed un aumento della copertura vegetale.
I fattori di minaccia che, a medio e lungo termine, interessano la Riserva sono tuttavia seri e possono essere così sintetizzati:
a) esistenza in area di pre-riserva di un’ampia zona (circa 6 ettari) interessata , negli anni ’70, da scarichi abusivi di ceneri di pirite. Tale area è inclusa nel Piano di Risanamento Ambientale con apposita scheda ed è sottoposta a sequestro giudiziario. Per tale motivo è in atto esclusa da ogni intervento gestionale. La discarica è attualmente in fase di caratterizzazione da parte dell’Università di Catania su incarico del Prefetto di Siracusa, Commissario al Piano di Risanamento. I risultati della caratterizzazione sono propedeutici alla redazione e realizzazione di un progetto di bonifica che, a secondo dei risultati, potrebbe prevedere la rimozione del materiale inquinante o la sua bonifica in sito.
Entrambe le soluzioni avranno un evidente impatto sull’assetto definitivo della Riserva.
b) aumento della antropizzazione delle aree circostanti a seguito di nuovi insediamenti. La Riserva beneficia dell’esistenza, limitrofa, di un’ampia area, circa 150 ettari, occupati dalla centrale ENEL ed attualmente, per la maggior parte, non utilizzati e, in certa misura, spontaneamente rinaturalizzati. La progressiva utilizzazione di queste aree determinerebbe un ulteriore isolamento della Riserva ed una minore attrattiva per l’avifauna in migrazione. Nei prossimi mesi è già prevista, in area ENEL, la realizzazione della centrale solare Archimede che comporterà la pavimentazione con pannelli solari di oltre 40 ettari oggi ricoperti da terreni agricoli inselvatichiti e canneti parzialmente umidi.
c) modifiche nel regime idrico dell’area a monte. L’apporto di acque provenienti dalle aree a monte ha un ruolo nell’equilibrio della zona umida non ancora quantificato per la mancanza di uno studio specifico, richiesto a codesto ARTA, ogni modifica determinerebbe scompensi. Ai fini di un controllo attivo dei livelli idrici della zona umida, che costituisce uno degli obiettivi di fondo della gestione, andrebbe ripresa l’ipotesi di utilizzo parziale e stagionale di acque depurate provenienti dall’adiacente depuratore consortile, ipotesi tecnicamente di facile realizzazione e che aveva già visto il pronunciamento favorevole, in sede di conferenza di servizi, del Comune di Priolo, dell’ARPA Provinciale e della società IAS gestore del depuratore stesso.
Le strutture
La riserva è attualmente attrezzata con 3 capanni di osservazione posti sul bordo della zona umida, circa 150 metri di cannicciato con feritoie e un capanno di ingresso.
Il capanno n 1 e il cannicciato, posto su un punto panoramico, sono accessibili anche ai diversamente abili grazie ad un camminamento in pietra e alla particolare struttura del capanno.
Un sentiero lungo circa 500 m. porta dal lato est, dove si trovano i capanni 1 e 2, al lato ovest dove si trova il capanno 3, questo sentiero si inoltra in una fitta boscaglia di tamerici e vegetazione palustre.
E’ consigliabile utilizzare i primi due capanni la mattina ed il terzo nel pomeriggio.
La maggior parte delle strutture sono state realizzate da ERG-MED e donate alla Riserva.
La sede della Riserva, in via Castel Lentini 143 a Priolo Gargallo, è posta in locali messi a disposizione dall’Amministrazione Comunale, adiacenti la Biblioteca Comunale, è attrezzata con spazi espositivi che ospitano collezioni malacologiche e mineralogiche siciliane, materiale didattico e storico sulle Saline ed una biblioteca naturalistica.
ASPETTI GEOLOGICI
L'andamento morfologico generale è pressocchè pianeggiante con andamento degradante verso mare in corrispondenza della parte iniziale del tracciato della ex SS 114; assume caratteri delle forme ben marcati oltre che dalla natura litologica dei terreni affioranti, anche dal reticolo idrografico ben delineato e, sopratutto, dai processi di abrasione marina che qui rivestono significativa rilevanza.
Nell’area della riserva affiorano terreni coesivi di ambiente euxinico con depositi limo-sabbiosi, spesso torbosi e dalle sottostanti argille giallastre e grigio-azzurre con spessori rilevanti. I depositi di spiaggia sono dati in prevalenza da sabbia fine in cui sono presenti rare lenti argillose e conglomeratiche.
Tutta l’area intorno è caratterizzata dalla presenza di calcarenite organogena con stratificazione incrociata e con spessore di qualche metro; a volte risulta presente in blocchi e lastroni lasciando affiorare la formazione argillosa sottostante.
L’area comprendente il territorio nel quale si trova la riserva ricade tra la quota 130 m slm e la linea di costa, nell’ambito di una vasta zona modellata dal mare pleistocenico in una serie di terrazzi di vario ordine che dalla falesia dei monti Climiti degradano verso il mare. In particolare studi di carattere morfologico e paleontologico hanno permesso di individuare sei ordini di terrazzi di cui il più antico è facilmente riconoscibile per la presenza della falesia dei Climiti alta diverse decine di metri. Sebbene tra i processi geomorfici esogeni che interessano la zona quello eustatico sia uno dei più importanti, è possibile evidenziare altri fenomeni quali l’erosione idrometeorica e il carsismo. L’erosione idrometeorica si manifesta sia con il dilavamento superficiale che con l’erosione generale, il primo fattore è comunque piuttosto ridotto per l’elevata permeabilità delle rocce carbonatiche, più rilevante è il secondo fattore per l’accresciuto potere erosivo esercitato dalle acque incanalate lungo le principali linee di debolezza delle rocce. Il macro e micro carsismo sono prevalentemente diffusi nelle rocce carbonatiche mesozoico-terziarie stratigraficamente sottostanti le calcareniti inferiori.
Laddove le calcareniti superiori raggiungono spessori di qualche metro, le acque meteoriche infiltrandosi nel sottosuolo fino a raggiungere il sottostante stato argilloso, danno luogo alla formazione di una modesta falda freatica coltivata da numerosi pozzi che, allo stato attuale, l’hanno resa quasi improduttiva. Una circolazione più cospicua si attua invece in profondità, nell’ambito dei termini calcareniti e calcarei permeabili per porosità e soprattutto per fratturazione . L’acqua infiltrandosi nel sottosuolo, alimenta la falda profonda. La circolazione idrica superficiale si attua soprattutto lungo le incisioni più rilevanti e ha carattere essenzialmente torrentizio. Si evidenzia la presenza di depositi costieri costituiti da sabbie sciolte di natura prevalentemente calcarea a granulometria medio fine.
Uccelli
Il principale interesse naturalistico della riserva, come evidenziato anche dal decreto istitutivo, è legato al suo ruolo come area di sosta, nidificazione e svernamento per un elevato numero di specie di uccelli. Le Saline di Priolo si inquadrano nel più vasto complesso che caratterizza tuttora la costa sud-orientale siciliana dalla foce del Simeto agli stagni di Capo Passero, e che costituisce uno dei principali sistemi italiani di zone umide costiere ed area di rilevanza internazionale per la conservazione dell’avifauna . In particolare le Saline di Priolo sono strettamente collegate alle vicine Saline di Augusta con le quali sono regolari e quotidiani gli spostamenti di molti uccelli acquatici. Ad oggi sono note, per la riserva e le aree immediatamente circostanti, 230 specie di uccelli, l’80% delle quali interamente o parzialmente migratorie.
Nelle Saline di Priolo e Penisola Magnisi sono state osservate più della metà delle specie ornitiche della Sicilia e circa il 40% di tutte quelle osservate ad oggi in Italia. Il dato è notevole se paragonato alla limitata estensione dell’area e alla localizzazione nel cuore dell’area industriale
La zona umida appare assolutamente vitale per migliaia e migliaia di uccelli migratori che ogni anno migrano lungo le coste della Sicilia orientale.
L’adiacente Penisola Magnisi, dall’aspetto steppico, si presenta come naturale estensione e completamento della riserva, formando con questa un’area continua idonea all’avifauna nidificante e in transito..
Il numero di specie presenti nella Riserva e la quantità di individui osservabili appaiono fortemente influenzati, come in tutte le zone umide, dai livelli idrici. Infatti, in relazione alle precipitazioni, soprattutto invernali, ed al clima, le acque possono fluttuare notevolmente o, nella peggiore delle ipotesi, evaporare del tutto lasciando una distesa asciutta di fango.
Di conseguenza, se in maggio-settembre sono presenti pochi centimetri d’acqua (tra 5 e 30cm) la zona sarà idonea alla nidificazione di numerosi uccelli acquatici come il Cavaliere d’Italia, il Fraticello,il Corriere piccolo e il Fratino, sarà inoltre adatta ad accogliere migliaia di limicoli in migrazione primaverile e soprattutto autunnale, nonchè centinaia di laridi, sternidi e ardeidi.
Nelle annate secche e calde, viceversa, l’acqua presente raggiunge velocemente livelli idrici primaverili bassi per asciugarsi inesorabilmente del tutto in giugno-luglio, vanificando in buona parte lo sforzo riproduttivo degli uccelli acquatici e rendendo praticamente impossibile la sosta dei migratori autunnali.
In quest’ultima ipotesi però, sarà la stagione invernale a dare interessanti risultati, con le piogge il livello delle acque all’interno del bacino della salina resterà comunque basso per tutto l’inverno consentendo lo svernamento di un numero superiore alla norma di limicoli, laridi e anatidi.
Qui di seguito vengono riportati commenti più dettagliati per le specie di cui disponiamo di dati ritenuti di interesse regionale e/o nazionale:

Sterna maggiore Sterna caspia: la Riserva costituisce uno dei siti più importanti in Italia, se non il più importante, per questa sterna. La specie è, tra gli sternidi regolari in Italia, certamente la meno diffusa e frequente. Nel nostro paese è una migratrice di doppio passo (autunnale e primaverile) e svernante molto rara e localizzata (soprattutto in Sicilia). La si osserva in genere in singoli individui o piccoli gruppetti, di norma familiari, di 2-4 ind. Solo di rado la si può osservare in stormi più numerosi, di 10-15 ind. Le Saline di Priolo sono una sosta immancabile per questa sterna che ogni anno, soprattutto durante la migrazione autunnale, si fa osservare nell’area in buon numero. In luglio-ottobre la si può vedere quasi giornalmente con 1-4 ind. ma con gruppi di 10-20 ind. il giorno durante i picchi di passaggio, che di norma cadono tra agosto e settembre. Nella Riserva si sono osservati spesso stormi di dimensioni anche più cospicue, sino a 30-35 ind. con massimi di 35 ind. insieme in Agosto e, record per l’Italia, di 65 in settembre. Il sito appare quindi il più importante in Italia e costituisce un’area di “stop-over” chiave sul territorio nazionale.
Tuffetto Tachybaptus ruficollis: nel sito è stata osservata, in alcuni inverni, la più alta concentrazione d'individui svernanti per l’Italia. I conteggi massimi arrivano per gli inverni ‘94-’96 sino a 500 ind. censiti in dicembre e gennaio; il numero massimo di individui per singolo sito riportato per l’Italia durante lo svernamento in un lavoro di sintesi sugli uccelli acquatici svernanti nel nostro paese è di 384 per lo stagno di Oristano in Sardegna. Negli ultimi inverni il numero è andato però calando sino ad arrivare agli attuali 80-100c.
Garzetta Egretta garzetta: durante la migrazione autunnale vengono osservati all’interno della salina grossi stormi di Garzette in sosta per diversi giorni. Ad esempio, in agosto 2000, è stato censito sino ad un massimo di 400 ind. presenti contemporaneamente nella riserva, numero difficilmente raggiunto in altre zone umide siciliane. Pertanto la Riserva risulta essere una delle aree chiave a livello regionale per questa specie di ardeide.
Airone cenerino Ardea cinerea: vale quanto detto per la Garzetta. E’ stato censito un massimo di 500 ind. presenti contemporaneamente nella Riserva
Volpoca Tadorna tadorna: nonostante il sito non rappresenti un’area importante per la specie in Sicilia (come lo sono invece Vendicari e saline di Trapani), nella primavera-estate del 1994 è stata raccolta la prima prova assoluta di nidificazione della specie per la regione.Una coppia con 10 pulli è stata osservata in quell’anno. Sembra però che la riproduzione non sia andata a buon fine e comunque non si è mai più ripetuta.
Mestolone Anas clypeata: anche per questa specie all’interno della Riserva è stata accertata la prima nidificazione per la Sicilia . Nell’agosto 2000 è stata osservata 1 coppia con 3 pulli non ancora volanti. Pare che la riproduzione sia andata a buon fine con l’involo di tutti e tre i pulli. Pochissime sono le coppie di Mestolone nidificanti in Italia centro-meridionale.
Moretta tabaccata Aythya nyroca: 1 coppia si è riprodotta per la prima volta nell’area nel 2000 Nel luglio di quest’anno è stata infatti osservata 1 cp. con 8 pulli. La riproduzione è andata a buon fine con l’involo di tutta la nidiata. La Moretta tabaccata è considerata fra le pochissime specie di uccelli europei a rischio globale di estinzione ,ogni sito, anche irregolare, di riproduzione riveste un ruolo chiave nella conservazione di quest’anatra.
Beccaccia di mare Haematopus ostralegus: la Riserva costituisce uno dei siti dove si osserva il maggior numero di Beccacce di mare in Sicilia .
Cavaliere d’Italia Himantopus himantopus: nell’inverno 00/01 hanno svernato nella salina da 6 a 12 ind.. Lo svernamento di questa specie in Sicilia rimane un fenomeno scarso e limitato, con pochissimi individui ogni inverno e regolarmente solo negli ultimi 4-5 inverni.
Occhione Burhinus oedicnemus: la specie viene raramente osservata all’interno dell’attuale Riserva. Sull’adiacente penisola Magnisi invece si trova un' importante colonia riproduttrice. Il numero di coppie che ogni anno vi nidifica oscilla tra le 2 e le 8 ccp. , il sito quindi costituisce una delle aree più importanti in Sicilia per la nidificazione di questa specie scarsa e localizzata.
Corriere di Leschenault Charadrius leschenaultii: specie di origine asiatica, l’ind. osservato il 22-23/7/94 è stato il primo per Italia.
Piovanello maggiore Calidris canutus: la specie risulta assai scarsa in Sicilia. Nelle saline di Priolo viene osservata regolarmente ogni autunno con 1-4 ind. e pochissimi sono i siti siciliani dove si registra la stessa regolare presenza.
Piro piro pettorale Calidris melanotos: nell’area è stata effettuata una (5/96) delle 4 segnalazioni siciliane e 13 italiane.
Gambecchio frullino Limicola falcinellus: all’interno della salina sono state effettuate due (9/76; 9/84) delle c.12 segnalazioni per la Sicilia di questa specie assai scarsa su tutto il territorio nazionale.
Piro piro fulvo Tryngites subruficollis: nella Riserva sono state effettuate due (8/85; 10/93) delle 4 segnalazioni siciliane e delle 14 italiane.
Beccaccino stenuro Gallinago stenura: nella Riserva è stata effettuata l’unica segnalazione (11/96) di questa specie asiatica attualmente conosciuta per tutta l’Europa .
Chiurlottello Numenius tenuirostris: nella salina è stata effettuata una (2/71) delle pochissime segnalazioni conosciute in Italia negli ultimi 50 anni di questa specie ormai pressocchè estinta. La segnalazione si riferisce purtroppo ad un individuo abbattuto a fini di collezionismo.
Piro piro boschereccio Tringa glareola: nell’inverno 00/01 2 ind. hanno svernato nella Riserva Si tratta solo del secondo o terzo caso di svernamento per la Sicilia .
Piro piro di Terek Xenus cinereus: le segnalazioni conosciute per la Riserva sono sei. Di queste, l’ultima (settembre 2004) è riferita alla permanenza per quasi un mese di 2 ind. assieme, evento inusuale in Italia dove la specie risulta assai rara.
Falaropo beccolargo Phalaropus fulicarius: un ind., solo il terzo per la Sicilia, ha sostato nella Riserva dal 22/02/ al 7/4/95.
Gabbiano corso Larus audouinii: la Riserva è il sito di maggiore importanza di tutta la Sicilia per questo raro e localizzato laride. Viene osservato soprattutto nei mesi estivo-autunnali, con punte massime di più di 40 ind. assieme.
Gabbiano reale nordico Larus argentatus: nella Riserva è stata effettuata l’unica osservazione di questa specie attualmente certa per la Sicilia.
Gabbiano reale del Caspio Larus (c.) cachinnans: questo laride è stato di recente considerato specie separata dal Gabbiano reale mediterraneo Larus (c.) michahellis da gran parte degli autori e in gran parte delle nazioni europee. Nella Riserva sono state effettuate le prime osservazioni certe per la Sicilia e tra le prime in genere in Italia.
Sterna di Ruppell Sterna bengalensis: nella Riserva è stata osservata due volte (8/83; 5/85) delle 8 in totale per la Sicilia.
Silvia di Ruppell Sylvia rueppelli: 1 maschio osservato sulla penisola il 16/03/96; sono 11 le segnalazioni di questo silvide in Sicilia, c. 25 in tutta Italia.
Monachella dorsonero Oenanthe pleschanka: 1 maschio al 1° inverno osservato sulla penisola il 19/09/95. Si tratta della prima segnalazione per la Sicilia.
Averla beccopallido Lanius pallidirostris: un individuo al 1°inverno ha svernato sulla penisola rimanendovi dal 15/12/00 a fine marzo 01. Con questa sono due le segnalazioni siciliane, le uniche per l’Italia. Durante la sua permanenza, la specie ha attratto numerosi birdwatchers da diverse parti d’Italia, nonché Lars Jonsonn, uno dei più famosi birdwatchers e artisti ornitologici del mondo.
Altri uccelli accidentali. Nelle saline e nella penisola Magnisi sono stati osservati diversi altri uccelli molto rari o irregolari per l’Italia come lo Zigolo delle nevi Plectrophenax nivalis, osservato una volta in dicembre gennaio 96/97, la Ballerina nera Motacilla (a.) yarrellii con due delle cinque osservazioni siciliane o ancora il Calandro maggiore Anthus richardi ormai considerato migratore regolare e svernante irregolare, il Culbianco isabellino Oenanthe isabellina regolare in primavera, o specie il cui status in Sicilia è ancora poco conosciuto come il Piviere tortolino Charadrius morinellus osservato numerose volte nell’area in autunno.
Tab 2. Popolazioni di uccelli acquatici nidificanti alle Saline di Priolo , per ogni specie è riportato il numero massimo di coppie osservato in una singola stagione riproduttiva nel periodo 1974-2004.
Tuffetto Tachybaptus ruficollis 27 coppie
Tarabusino Ixobrychus minutus 1 coppia , irregolare
Volpoca Tadorna tadorna 1 coppia, irregolare
Mestolone Anas clypeata 1 coppia, irregolare
Germano reale Anas platyrhynchos 4 coppie
Moretta tabaccata Aythya nyroca 1 coppia, irregolare
Porciglione Rallus aquaticus 2 + coppie
Gallinella d’acqua Gallinula chloropus 20+ coppie
Folaga Fulica atra 25+ coppie
Pollo sultano Porphyrio porphyrio 1 coppia irregolare
Cavaliere d’Italia Himantopus himantopus 40 coppie
Occhione Burhinus oedicnemus 8 coppie
Corriere piccolo Charadrius dubius 5 coppie
Fratino Charadrius alexandrinus 20+ coppie
Fraticello Sterna albifrons 29 coppie
Cannaiola Acrocephalus scirpaceus 10+ coppie
Pendolino Remiz pendulinus 2+ coppie

Mammiferi
Poche le specie presenti, ma non sono stati ancora effettuati studi sui Chirotteri e sui micromammiferi (ad es. tramite l’esame delle borre di Tyto alba, specie presente in zona) che consentano una valutazione complessiva sulla consistenza della mammalofauna.
Sono state ad oggi riscontrate le seguenti specie:
Riccio Erinaceus europaeus
Crocidura Crocidura sicula
Ratto nero Rattus rattus
Topolino delle case Mus musculus
Coniglio selvatico Oryctolagus cuniculus
Volpe Vulpes vulpes
Donnola Mustela nivalis
Anfibi e Rettili
L’erpetofauna dell’area, non ancora sufficientemente studiata, è costituita da diverse specie,alcune delle quali inserite nella Direttiva 92/43. Tra gli Anfibi presenti va sottolineata la presenza del Discoglosso dipinto Discoglossus pictus. Tra i Rettili va messa in evidenza la presenza del Colubro leopardino Elaphe situla, presente in poche località costiere della Sicilia, della Testuggine palustre Emys orbicularis, strettamente legata alle acque dolci permanenti.
Discoglosso Discoglossus pictus specie comune nella riserva, il suo notevole interesse conservazionistico deriva dal fatto che in Italia è presente solamente in Sicilia. E’ inclusa negli Allegati II e IV della Direttiva 92/43.
Rospo comune Bufo bufo
Rana verde Rana bergeri x hispanica
Testuggine palustre Emys orbicularis é presente una piccola popolazione in un canale perimetrale. Questa specie è inclusa negli Allegati II e IV della Direttiva 92/43.
Geco Tarentola mauritanica
Ramarro Lacerta bilineata
Discretamente presente La Lacerta viridis è inclusa negli Allegati II e IV della Direttiva 92/43; la sistematica delle specie del genere Lacerta è stata successivamente aggiornata e pertanto si devono ritenere incluse nella Direttiva tutte le forme che si facevano ricondurre a L. viridis.
Lucertola Podarcis sicula
Gongilo Chalcides ocellatus frequente in terreni sabbiosi; è una specie in diminuzione in molte aree della Sicilia. E’ incluso negli Allegati II e IV della Direttiva 92/43.
Biacco Hierophis viridiflavus abbastanza frequente. Questa specie è inclusa negli Allegati II e IV della Direttiva 92/43.
Colubro leopardino Elaphe situla poco comune, legato a suoli sabbiosi. Questa specie è inclusa negli Allegati II e IV della Direttiva 92/43.
Biscia dal collare Natrix natrix comune in tutta la riserva


Pesci
Fino ai primi anni ’70, quando la salina disponeva di un regolare collegamento con il mare, era comune la presenza di Cefali Mugil cepahlus in annuale risalita dal mare come avannotti, e in particolare era presente una notevole popolazione di Nono Aphanius fasciatus. Solo nell’autunno 2003, a seguito degli eccezionali eventi meteorici, si è ripristinato, tramite il canale che sottopassa la strada Priolo-Thapsos, un collegamento che ha permesso una spontanea risalita di Cefali, alcune Anguille Anguilla anguilla, e, arrivati da alcuni canali alle spalle della riserva, di Gambusie Gambusia holbrooki, specie ad oggi (inverno 04/05) ancora presenti nell’invaso.

Entomofauna
L’entomofauna della riserva è ancora largamente sconosciuta, ma sono in via di acquisizione i dati ottenuti con alcune Tesi di Laurea, di cui due completate ed altre in fase di completamento, ci si riserva quindi di integrare questa parte della relazione con i dati che diverranno gradualmente disponibili.
Gli studi condotti riguardano quattro gruppi di Artropodi del suolo (Isopodi, Coleotteri, Aracnidi ed Imenotteri) ed in particolare le dinamiche della struttura delle comunità in un ambiente caratterizzato da notevole zonazione di microhabitat e consistenti variazioni stagionali. Si dispone di dati sui cambiamenti nella struttura e nella composizione delle comunità dei differenti ti pi di habitat della riserva e come esse varino durante il corso dell’anno.
Uno studio specifico è stato condotto su una specie alloctona invasiva la Formica argentina Linepithema umile che rappresenta, da sola, ben il 67% dei Formicidi campionati nella Riserva, in particolare nel tamericeto dove appare come specie infestante con una popolazione stimata di circa 60 milioni di individui lungo il solo “sentiero delle tamerici” ed un impatto negativo dimostrato sulle altre specie di Formicidi e quindi sulla biodiversità dell’area protetta.

La flora
Nell’area delle Saline di Priolo, caratterizzate da una vegetazione di tipo alofilo ed idrofilo, sono individuabili precise unità fisionomiche: un cordone litorale sabbioso, le ex caselle di deposito del sale, i pantani di servizio, fragmiteti, scirpeti, e una zona di raccordo con i retrostanti terreni ex agrari a carattere più o meno palustre.
Il cordone litorale sabbioso è ormai difficilmente individuabile per le trasformazioni subite dalla zona, ma rimangono presenze di alofite della Ammophiletalia, tra cui Pancratium maritimum, Diotis maritima, Eryngium maritimum, Echinophora spinosa, Calystegia soldanella, e specie alo-nitrofile quali Cakile maritima e Salsola soda.
I fragmiteti non sono molto fitti, ma in espansione per via della progressiva dolcificazione della zona umida, hanno caratteristiche di monofitia a Phragmites communis o con presenza di Aster tripolium, Juncus subulatus, Suaeda maritima, Polygonum hydropiper, Calystegia sepium, Plantago major, Limonium serotinum.
Su substrato più alofilo si trovano lembi di scirpeto a Scirpus maritimus.
Va ricordata una associazione più periferica, in zone più rialzate ed asciutte che non permettono un ristagno di acqua, l’Agropyro-Inuletum crithmoidis in cui dominano Inula crithmoides e Agropyrum elongatum , aspetto di transizione tra la vegetazione alofila e la macchia costiera, sono presenti, e in fase di recupero, esemplari di Mirtus communis e Pistacia lentiscus.
Nel settore delle saline si incontrano piante spiccatamente alofile dell’Arthrocnemetum quali Archtrocnemum glaucum, Suaeda vera, Salicornia patula in popolamenti spesso monofitici, Salicornia emerici su suoli più argillosi e compatti, Salicornia fruticosa sugli argini artificiali periferici, ed un’altra Chenopodiacea Halimione portulacoides nella parte più alta.
Il fondo dei pantani è caratterizzato da vegetazione a Ruppia maritima e a Lamprothamnion papulosum.
Caratteristica della riserva, un’ampia fascia perimetrale dove, su terreni sabbiosi o di colmata si è sviluppata una fitta boscaglia ad Acacia sp e Tamarix sp .

La Riserva è visitabile tutti i giorni dalle ore 9.00 alle ore 16.00.
E' possibile accedere dal varco pedonale accanto al cancello sud lungo la recinzione prospiciente la strada e la spiaggia di marina di Priolo. In breve, percorrendo un comodo sentiero (attrezzato per i disabili) si arriva al capanno 1 ed al capanno 2 da dove è possibile una panoramica da est di quasi tutte le saline e fare pertanto del "birdwacthing" senza arrecare alcun disturbo agli uccelli.
Risalendo invece sulla sinistra si arriva ad un lungo cannicciato d'osservazione (con apposite feritoie) dove si avrà una panoramica generale delle saline.
Ritornando indietro si gira a destra e in circa 15 minuti, lungo un bel sentiero ombreggiato denominato "il viale delle tamerici", si arriva al capanno 3 sul lato ovest della riserva, qui è possibile osservare più da vicino gli uccelli.
Tutto quanto descritto è ottimamente segnalato.
All' ingresso un grande cartello ci ricorda quali sono le regole da seguire per rispettare la Riserva.
E' consigliabile prenotare una visita guidata rivolgendosi agli Uffici della Lipu in Va Castel Lentini 143 - 96100 Priolo Gargallo (SR) tel/fax 0931 735026.




































fonte e info: http://www.salinepriolo.it/prima_pagina.htm

1 commento:

Anonimo ha detto...

Io ci sono stato, ed è davvero un posto stupendo...
la cosa più incredibile è come ci si isoli dallo schifo delle ciminiere che si innalzano dalle industrie...
Vi consiglio di andare a visitare!

Sono riusciti a ricreare un angolo di paradiso, aiutiamoli a mantenerla attiva e nn distruggiamo quel ke di bello sono riusciti a creare!

V3rtigo